mercoledì 19 novembre 2014

La favola del Neoliberismo

Uno nuovo spettro sia aggira per il mondo, uscito dalla decennale battaglia contro il comunismo il neoliberismo sembra avere preso il posto del suo antagonista come nemico dei popoli e causa di tutti i mali odierni. Ultimamente, se notate, qualsiasi problema vienie ricondotto alle politiche neoliberiste, in particolare qui in Europa e nella mia cara Italia, ma è una versione dei fatti realmente coerente?  Inanzitutto bisogna capire cosa si intende per neoliberismo, da un punto di vista economico si tratta di una teoria che crede che, date certe precondizioni,  le forze del mercato lasciate libere di agire indisturbate sono il sistema migliore per l'allocazione delle risorse, in una versione più popolare possiamo dire viva il mercato, abbasso lo stato, anche se lo stato, sopratutto in alunce correnti, esiste anche per i neoliberisti e deve essere forte.
Ora spesso si riconduca le cause della corrente crisi economca proprio a politiche neoliberiste, la bassa crescita in Europa, lo smantellamento degli stati sociali, la crisi dei debiti sovrani e il quasi fallimento di alcuni stati come l'Italia o la Grecia,
Se fossero state attuate delle politiche neoliberiste io mi aspetterei di vedere effettivamente una riduzione del peso dello stato nell'economia e un maggior apporto del settore privato, ma non è quello che avvenuto.
LA maggior parte degli stati hanno reagito alla crisi dei subprime espandendo la spesa dello stato ed in alcuni casi, come gli usa, espandedo la massa monetaria, questo ha portato un ovvio aumento del peso dello stato nell'economia e questo è piuttosto normale visto che hanno adottato delle classiche ricette neoKeynesiane, quello che è meno ovvio è come anche nei paesi che vengo indicati come quelli in cui sono state attuate politiche liberiste come la Grecia o L'Italia il peso dello stato sia comunque aumentato, in Grecia ormai il settore governativo ha raggiunto il 60% del PIL! In pratica le cosidetta politiche neoliberiste hannno distrutto il settore privato trasformano l'economia del paese in quasi pianificata. Onestamente io faccio molta fatica a definire queste politiche liberiste!
Il fatto è che nessun paese al mondo è liberista o neoliberista, i paesi occidentali moderni sono degli stati capitalistici in cui esiste la presenza di un settore governativo molto importante, sopratutto in europa, dei conglomerati privati  che agiscono nel mercato come come monopolisti concorrenziali e imprese e cittadini con un peso singolo molto inferiore organizzati in associazioni e gruppi di pressione, tutti questi soggetti influiscono nel processo decisionale cercando di drenare risorse verso la propria parte. Non so se esista già un nome per questo sistema economico, sicuramento non è il neoliberismo e dubito anche fortemente che sia un sistema più adeguato ed equo di distribuzione delle risorse.

Esiste invece un altro spettro che si aggira per il mondo ma di questo scriverò domani cause for today my debt to the flatmate is paid and until tomorrow she is not to bother me anymore
30 days to go

lunedì 27 gennaio 2014

Diario economico del 27 gennaio 2014


Il sole24ore oggi ci informa che l'Italia è il paese che ha maggiormente incrementato l'export verso il Giappone contribuendo al peggior disavanzo commerciale di questo paese.

Ma come? Ma non aveva svalutato? Non doveva esportare a manetta? e invece dopo nemmeno due anni di abeconomy la bilancia commerciale è a puttane...

Piccola lezione di economia



i risultati economici sono la summa di diverse forze che agiscono contemporaneamente e ogni azione ha diversi effetti nell'economia, un gran casino insomma. Vediamo cosa è successo dunque.

Mr Abe ha aumentato il deficit dello stato per stimolare la domanda interna e finanziandolo usando la banca centrale con il tentativo di raddoppiare la base monetaria e stimolare l'inflazione,

Cosa è successo quindi per quanto riguarda il commercio estero?

L'aumento della base monetaria ha portato alla svalutazione dello yen
La svalutazione rende le importazioni più costose e le esportazioni meno costose, la bilancia commerciale dovrebbe migliorare


L'aumento della domanda interna però stimola le importazioni che divengono anche più costose data la svalutazione

Quindi abbiamo due effetti contrapposti e ora sta prevalendo evidentemente il secondo.

Ora, c'è qualcuno che va sostenendo che un paese con sovranità monetaria non fa default e si può indebitare quanto vuole, certo ma ragioniamo un attimo, come mi finanzio questo disavanzo commerciale?  In molti modi

Non sto pagando i miei fornitori e noi siamo tonti che scambiamo beni materiali con carta straccia che non vale nulla
Stanno riducendo i loro risparmi 


Si stanno indebitando con l'estero, e questo è un debito che dovranno ripagare un giorno 
un mix delle due

Il punto ovvio è per quanto possono indebitarsi con l'estero e/o attingere ai propri risparmi prima di dover operare una dolorosa correzzione? E comunque al solito non esistono pasti gratis.

Fiat sposta la sede fiscale in Gran Bretagna

Non che sia una novità ormai moltissime aziende anche medio piccole hanno sede in un altro paese per pagare meno tasse. La Gran Bretagna qualche mese fa ha abbassato la propria corporate tax deliberatamente proprio per riuscire ad attirare più imprese dal continente, la logica è: faccio pagare meno ma a più aziende. E' un gioco al massacro, se tutti gli stati europei fanno così (e ci sono già almeno irlanda, belgio lussemburgo svizzera) quello che accadrà sarà che alle fine le entrate fiscali di tutti i paesi crolleranno, equilibrio competitivo. L'Europa deve interrogarsi se non sia il caso di introdurre una politica fiscale unica, non dico come quella italiana, ma nemmeno come quella inglese, chi non ci sta va benissimo ma le aziende con sede in altri paesi non venderanno in Europa, che vadano a vedere i loro prodotti in Africa se vogliono.

Le monete di diversi paesi emergenti si stanno pericolosamente svalutando

Non solo Argentina molti paesi emergenti stanno subendo svalutazioni alla propria moneta dovute alle politiche macro statunitensi, questo dovrebbe farci riflettere quanto sono effettivamente flessibili i cambi flessibili e guardare con sospetto a coloro che dicono che la svalutazione dipende solo dai differenziali di inflazione... Certo va bene se si confronta con un paese come la Germania che non tocca troppo le leve fiscali e monetarie e ha una politica macro stabile, ma se uno stato come gli usa ti costringe a svalutare che fai lo minacci e gli dichiari guerra o ti cucchi la svalutazione anche se non è il livello di equilibrio?
Elettrolux taglia gli stipendi ai dipendenti per essere più competitiva



Poco da fare ci sono settori che sono semplicemente maturi e il valore aggiunto è molto basso o si riducono i lavoratori o si riducono i salari, lo stato semplicemente dovrebbe accompagnare la transazione dei lavoratori dai settori maturi ai nuovi settori.
Ma c'è altro ho sempre più l'impressione che stiamo subendo diverse crisi da sovraproduzione in alcuni settori e che gli stati intervengano in soli due modi o creando una domanda fittizzia per assorbirne la produzione o si sussidiano le imprese, entrambe le politiche sono volte al mantenimento dei posti di lavoro esistenti in settori ormai maturi.
Guardiamoci un attimo attorno e guardiamo gli oggetti presenti nelle nostre case, cos'è cambiato rispetto a vent'anni fa? A parte che siamo sempre raggiungibili alla fin fine abbiamo auto più grandi, televisori più grandi, cellulari più grandi e case più piccole... Voglio lasciare alcune riflessioni ad un post dedicato ma credo che abbiamo perso la capacità di immaginarci, o almeno di interrogarci su un futuro diverso come società rispetto alla società consumistica, sopratutto è sparito dal dibattito politico.
La politica fiscale ha il dovere e il potere di guidare certi cambiamenti, produrre frigoriferi è diventato obsoleto rendiamoli più costosi, aumentiamo l'iva al 30% o aumentiamo il costo per il loro smaltimento o il costo dell'energia per i consumi privati, non sto scherzando quardate cos'è successo con la benzina l'Europa rispetto agli USA ha sempre avuto per via della tassazione dei costi più alti questo ha portato le case automobilistiche sotto spinta della domanda a proporre veicoli sempre più efficienti portando il livello tecnologico di un decennio avanti agli USA, questo ha permesso per esempio a Fiat di comprare crysler.
Potrebbe accadere la stessa cosa per gli elettrodomestici, una aumento dei costi porterebbe le case produttrici a offrire al mercato prodotti più duraturi ed efficienti, se vogliamo tecnologicamente avanzati.
Nel contempo i soldi recuperati andranno a coprire una diminuzione delle tasse su altri mercati che riterremmo innovativi quali servizi alla persona, turismo sanità o quello che una sana e democratica discussione politica riterrà necessario

mercoledì 11 settembre 2013

Per Berto

Ecco vedi Berto, questo http://goofynomics.blogspot.ch/2013/09/smoke-sales.html  è un articolo emblematico del modello Bagnai, mostra una variabile in crescita e uh ah colpa dell'euro senza porle in relazione con alcunchè. Gli ide in italia sono aumentati con valori tra 0-2% del pil all'anno... Ah! Aiuto! con l'euro stanno facendo manbassa delle aziende italiane! Un po lui dice che ha favorito anche l'acquisizione delle imprese estere ma ovviamente “chissà perché, quando ci muoviamo noi per acquistare, se tentiamo di farlo nei paesi del Nord, son sassate nei denti ” senza però portare il benchè minimo dato a supporto e lasciando intendere che noi non acquistiamo.
Ogni analisi va contestualizzata altrimenti non ha senso, è come dire uno va forte perchè fa i 40 km/h, non ha senso, se sei Massa al gran premio di monza sei una pippa, se stai gareggiando per i 100 m sei Usain Bolt! 
Tutto è relativo! Quindi la crescita delle acquisizioni estere in italia è tanta o poca?
Inanzitutto vediamo se ha ragione e paragoniamola alle acquisizione di imprese estere da parte di aziende italiane. Il grafico qui di seguito mostra lo stock di aziende possedute all'estero (linea blu) su gdp e lo stock di aziende italiane possedute da aziende estero (linea rossa), come si vede dal 1994 (per una questione pratica ho preso il dataset di eurostat che però parte da questa data) lo stock di aziende estere posseduto da aziende italiane è sempre stato superiore, quindi le aziende italiane hanno fatto più shopping di quanto le aziende straniere abbiano fatto in casa nostra, che diceva Bagnai, legnate sui denti? Si vabbeh...




Ma questo comunque cosa ci dice? Ci dice solo che l'economia italiana si è costantemente aperta, si è internazionalizzata negli ultimi ventanni, ma non sappiamo se a causa dell'euro. Proviamo a vedere cosa capita negli altri paesi, prendiamo lo stock di Ide posseduti da aziende straniere nei paesi più simili all'italia, UK Francia e Germania e anche i loro stock all'estero:







Quello che vediamo è, non solo una tendenza all'internazionalizzazione di tutti i paesi, ma che questa tendenza è molto più marcata negli altri paesi rispetto all'Italia, notiamo anche che il paese più internazionalizzato è un paese che non adotta l'euro, la gran bretagna. Vorrai mica vedere che questa tendenza è globale e niente ha a che vedere con la moneta unica? Vediamo lo stock di Ide posseduti da aziende straniere in altri paesi europei senza euro.





Vediamo che si sono tutti aperti all'internazionalizzazione, dai paesi nell'est europa a quelli scandinavi, molto di più dell'italia.


Di seguito tabella riassunti dei paesi europei al 2011


Nel paese 2011 all'estero 2011
Malta 184,9 Luxembourg 228,2
Luxembourg 176,3 Switzerland 172,9
Ireland 122,3 Ireland 152,5
Switzerland 104,9 Netherlands 123,2
Iceland 96,1 Belgium 89,9
Bulgaria 95,5 Iceland 88,4
Cyprus 88,8 United Kingdom 75,3
Belgium 87,7 Sweden 75,1
Estonia 81,0 Denmark 71,2
Netherlands 73,1 France 61,8
Sweden 68,6 Finland 54,5
Hungary 64,1 Cyprus 54,0
Czech Republic 60,3 Austria 51,1
Slovakia 57,4 Spain 46,8
Croatia 53,1 Germany (until 1990 former territory of the FRG) 40,4
United Kingdom 52,5 Norway 40,1
Portugal 49,3 Portugal 30,7
Denmark 46,5 Italy 25,5
Latvia 46,5 Estonia 23,0
Spain 45,4 Malta 19,1
Romania 42,0 Hungary 18,4
Poland 41,1 Slovenia 16,7
Norway 39,9 Greece 16,2
Austria 39,3 Poland 10,3
France 37,7 Croatia 7,8
Lithuania 35,8 Czech Republic 6,6
Finland 34,5 Lithuania 5,2
Slovenia 32,3 Slovakia 4,7
Germany (until 1990 former territory of the FRG) 27,6 Turkey 3,7
Turkey 19,5 Bulgaria 3,4
Italy 16,6 Latvia 3,3
Greece 10,8 Romania 0,8


Quello che si vede se si guarda i dati nel loro insieme si evince per prima  che l'internazionalizzazione delle imprese è un fenomeno che trascende l'euro e che è probabilmente legato all'introduzione di “innovazioni” tecnologiche, organizzative e normative che hanno permesso quel processo noto come globalizzazione. 
La seconda cosa che l'Italia (e la Grecia) ha partecipato in maniera marginale a questo processo. Poche aziende comprano all'estero e poche aziende estere investano 



Poi si possono fare tutta un'altra serie di ragionamenti, se la globalizzazione sia un bene od un male, se sia meglio stare tutti a casa propria, rimettere le frontiere e le dogane, comprare la frutta di stagione dal contadino dietro casa, si può ragionare sul fatto che i paesi dell'est sono destinatari netti mentre i paesi ricchi investitori netti, che la Lussemburgo e Svizzera sono piazze finanziarie, se è lecito che apple ricatti l'irlanda per pagare solo il 2% di tasse etc...Quello che non è accettabile ed ancor più RIDICOLO che un professore universitario dica che l'euro è stato per l'Italia i Fire sales. E' solo ed esclusivamente mera propaganda.

PS
Piccola nota. I dati vengono da Eurostat, ho visto che per quanto riguarda l'Italia ci sono delle piccole variazioni rispetto ai dati di Bagnai, però non avendo lui citato la fonte dei dati non posso controllare, credo che comunque le tendenze di fondo riamangano.

giovedì 2 maggio 2013

Sono un omodosso!


Spero non sia niente di grave.
 A seguito del post di ieri, ho avuto un piccolo dibattito con un amico, il quale alla fine mi invitave a leggere un posto dell`ormai celebre economista Bagnai, riguardo al problema della produttivitá e mi sono scoperto essere un omodosso.
http://goofynomics.blogspot.it/2012/03/cosa-sapete-della-produttivita.html?m=1

Fondamentalmente cosa dice Bagnai? Bagnai punta a derimere la questione sulle origini dell`aumento praticamente nullo della produttivitá nel periodo 1996-2012 e dopo diverse righe di pedanti e superflui commenti arriva ad applicare un modello statistico in cui prova che "
sono le esportazioni a causare la produttività, non il contrario." e quindi che l`aggancio dell`italia ad una moneta forte che ne deprime le esportazioni ha avuto un impatto negativo sulla produttivitá.
Ora per un economista attento questa affermazione aprirebbe le porte a una molteciplitá di domande e di considerazioni che solo per ultimo considererebbero il tasso di cambio, ma prima di aprire le porte dell`inferno dobbiamo chiederci se il modello del professor Bagnai sia valido.
Bagnai prende in esame un periodo che va da dal 1970 al 2009, curiosamente pone la lente di ingrandimento sul periodo 1970-1995 ma chissá come mai non la punta sul periodo successivo, forse perché avrebbe visto cose spiacevoli per il suo impianto teorico.
Come Bagnai stesso ammette dal 1996 la produttivitá italiana ha avuto un incremento sostanzialmente nullo. "
Fra 1995 e 1996 la produttività diminuisce (non succedeva dal 1982), poi si rialza, ma entra in un’altalena di aumenti e diminuzioni, registrando fra 1996 e 2010 una crescita media annua dello 0%"
Cosa succede invece alle esportazioni italiane? Le esportazioni italiane crescono ad una media del 7% annuo come si evince dai seguenti grafici tratti dai dati istat, perdonate la grezzura ma faccio altro di mestiere e quindi non ho tempo per perdermi in finezze, al 2011 le esportazioni italiane erano aumentate del 77% rispetto al 1996, nonostante la pessima performance del 2009.

Andamento export italiano


Andamento variazione export su anno precedente



 
Quindi se Bagnai avesse applicato il modello solo a questo periodo probabilmente i risultati ottenuti sarebbero stati diversi, cioé un modello che nel suo insieme puó essere abbastanza descrittivo della realtá per una arco storico molto ampio puó non essere per niente descrittivo se utilizzato su una porzione piú ristretta.
Bagnai commette l`errore che esso stesso imputa ai colleghi omodossi, cioé se i colleghi omodossi vedono l`aumento di produttivitá esclusivamente in termini ingegneristici, Bagnai le vede solo in termini di aumento della domanda internazionale.
In realtá i risultati di Bagnai non sono in contraddizione con gli omodossi, in linea generale l`aumento della produttivitá é dovuto agli investimenti, mi sembra perfettamente normale che una azienda che vede aumentare la richiesta di beni nei mercati internazionali possa fare profitti che in parte vengano reinvestiti in nuovi macchinari, stabilimenti etc... contribueno all`aumento della produttivitá.
Il punto é l`export é l`unico fattore di aumento della produttivitá? Evidentemente no. Una spiegazione della divergenza del modello dal 96 al 2009 puó essere che in questo periodo si é avuta una diminuzione della produttivitá nei settori non export, cioé le aziende che lavorano prevalentemente nel mercato interno e sopratutto il settore pubblico, tale da compensare l`aumento della produttivitá delle aziende prevalentemente esportatrici. Sarebbe interessante scomporre la produttivitá per tipologia di imprese in modo da avere un quadro piú completo.
Fu veramente cosí? Ad un posteriore post l`ardua sentenza.

mercoledì 1 maggio 2013

L`euro fa male all`occupazione?

É tipico delle societá trovare un capro espiatorio simbolico che possa attirare gli sfoghi e le ansie di un`epoca, purtroppo nonostante la molta strada fatta dai tempi della caccia alle streghe sembra che anche l`uomo moderno sia molto incline ad analisi semplicistiche e umorali della realtá.
In questa fase storica, successiva alla crisi dei subprime esplosa in america, si é scelto un simbolo, l`euro, con tutto quello che esso rappresenta, il progetto di creazione degli stati uniti d`Europa.
Molti dei detrattori dell`euro imputano alla moneta unica in particolare l`aumento enorme della disoccupazione, sostanzialmente per due motivi:
1) Non essendoci un aggiustamento dei cambi, l`italia si trova ad avere una moneta piú forte della sua economia mentre la germania piú debole, cosí risulta piú conveniente comprare prodotti tedeschi rispetto a quelli italiani che dunque rimangono invenduti.
2) La bce ha come mandato la stabilitá dei prezzi con un obbiettivo di inflazione sotto il 2%, alcuni sostengono che questo produce disoccupazione in quanto il costo del lavoro é un`importante componente del prezzo finale di un bene, quindi se c`é molta disoccupazione i lavoratori saranno disposti ad accettare salari piú bassi, viceversa piú bassa é la disoccupazione piú i lavoratori richiederanno salari alti e spingeranno l`inflazione

Potrei rispondere a queste osservsazioni con un ragionamento logico ma preferisco andare a vedere cosa realmente é successo con una piccola storia dell`euro fino al botto della crisi dei subprime.

Piccola storia dell`euro
L`euro esordisce nei mercati nel 1999, in due anni precipita e perde valore fino al minimo toccato nell`ottobre 2000 per poi cominciare un apprezzamento che ha visto il culmine nel 2008 con un cambio a 1,6 dollari per euro.

L`inflazione in italia dal 1997 , anno in cui é apparso chiaro a tutti che l`italia sarebbe entrata nell`euro, si é sempre attestato leggermente sopra la soglia del 2%
 
 
Quindi nei primi anni di vita della moneta unica, L`italia ha avuto un massiccio apprezzamento del cambio e una bassa inflazione, secondo quanto detto prima ci aspetteremmo un crollo della disoccupazione giusto? E invece no.
Il tasso di disoccupazione é costantemente sceso dal 11,3% del 1998 al 6,5% del 2008 un tasso da boom economico, nell`anno in cui l`euro toccava il suo massimo sul dollaro.
 
Aggiungo poi prevendivamente pure in un contesto di stabilitá dei conti pubblci, un indebitamento in discesa e un aumento del pil non particolarmente brillante (a parte nel 2000).
Quindi abbiamo una prova empirica che possono coesistere moneta unica molto forte, inflazione bassa, conti pubblici in ordine e bassa disoccupazione.
Voi vi domanderete a questo punto dunque che si fa? Non ho tutte le risposte, per ora mi limiteró a dire la macroeconomia non é tutto, i risultati dipendono solo in minima parte da quanto si spende, invece dipendono molto da come si spende.

venerdì 26 aprile 2013

Lo streaming dei muri


La diretta streaming di ieri ha evidenziato alcuni limiti intrinsechi del M5s, i portavoce sono stati completamente sopraffatti dalle capacitá comunicative del ,decisamente piú esperto e scafato, politico Letta.
Da un lato ovviamente la ditta crimi&Lombardi paga la poca esperienza, la politica é una carriera come tutte le altre e come tutte le carriere si costruisce dopo anni di esperienza sul campo, molti del m5s hanno cominciato ad interessarsi di politica da poco, alcuni solo da qualche mese, il poliico classico, a parte Letta che c`é praticamente nato dentro, si é fatto una lunga gavetta a livello locale prima di approdare in parlamento dove ahnno avuto modo di affinare le loro doti comunicative.
Ma c`é un altro problema di fondo, avere dei portavoce e non dei rappresentati limita moltissimo la loro azione durante un confronto e una contrattazione come quella di ieri dove bisogna essere pronti a confutare o a ribattere le tesi dell`avversario.

Di fatto queste dirette streaming sono solo degli spot elettorali, non c`é stata una vera discussione tra le parti sul merito del nuovo governo ma semplicemente ognuno parlava ai telespettatori a casa per consolidare o acquisire consenso. In questo Letta é stato una spanna sopra al suo predecessore Bersani, ha dimostrato di aver imparato dagli errori precedenti e si é fatto un bello spot per il suo governo.

I grillini invece sono arrivati impreparati, a parte il colpo di teatro della presentazione della legge per l`abolizione del finanziamento ai partiti, sono sembrati semplicemente mosci recitando un copione preparato e appena la discussione ha virato su altri binari si sono impantanati.

Se l`obbiettivo del movimento é cambiare in meglio l`Italia allora deve assolutamente dotarsi di una struttura organizzativa piú solida e selezionare e preparare meglio i propri rappresentanti.
Curioso infine il siparietto sull`elezione del presidente della repubblica, con entrambi gli schieramenti che si accusavano a vicenda di non aver cercato il dialogo e che ripetevano "ho presentato un candidato dei vostri perché non l`avete votato?" e l`altro che ripeteva "ma noi abbiamo presentato uno che piace a voi perché non l`avete votato?".
Due muri sordi posti l`uno di fronte all`altro.


Re Giorgio I e la restaurazione della prima repubblica



Le vicende susseguite alle elezioni sfociate nella storica rielezione del presidente della repubblica e il successivo governo di larghe intese hanno definitivamente segnato la fine di quel periodo bizzarro e sconclusionato che abbiamo chiamato seconda repubblica.
Non son un teorico del complotto, credo che la realtá sia molto complessa e che sia il risultato di molteplici forze ed interessi che agiscono contemporaneamente.
Quello che credo é che ormai il Pd abbia completato quel processo di trasformazione da partito di sinistra centro a partito di centro. Sarebbe sbagliato, infatti, ritenere che il candidato Rodotá fosse voluto dalla maggioranza degli elettori democratici, probabilmente era il candidato sostenuto da molti attivisti legati alla sinistra ma credo che ormai la maggiora parte degli elettori di sinistra sia confluita nel m5s, in sel, e nell`astensionismo, riportando il paese indietro di vent'anni.
Dal dopoguerra in poi infatti in Italia si ha sempre avuto un partito di maggioranza quasi assoluta di stampo conservatore, la democrazia cristiana, che ha governato ininterrottamente con l`aiuto di alcuni pariti minori per 50 anni, ed un blocco socialista, Partito comunista e socialista di opposizione (fino agli anni 80) che si collocava attorno al 35/40%.
Ventanni dopo siamo punto a capo, assistiamo ad un blocco conservatore costituito da lega, pdl, pd e centro cattolico e ad un blocco di opposizione che racchiude un piccolo micrmondo dove trovano casa istanze anche molto diverse tra loro, nel piú classico dei detti gattopardeschi, bisogna che tutto cambia perché tutto resti uguale